Gli eretici d'Italia volume 2 by Cesare Cantù

Gli eretici d'Italia volume 2 by Cesare Cantù

autore:Cesare Cantù [Cantù, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-11-02T23:00:00+00:00


Allora solo cessarono le operazioni di quel Sant'Uffizio, che di tempo in tempo avea processato qualche eretico, qualche fatucchiero, e che ogni anno il giorno di san Pietro mandava delle paniere piene di oggetti di stregherie e malefizj e superstizioni a bruciare pubblicamente sulla piazzetta vicina alla cattedrale[312].

A chi conosce la storia, foss'anche solo la contemporanea, non farà stupore che l'isola di Sicilia anche in fatto d'Inquisizione operasse tutt'altrimenti da Napoli. Lasciam via le disputate origini apostoliche delle chiese di quell'isola, ma fin da' primi tempi vi troviamo amplissimi possessi della Chiesa romana. Il papa v'era anche metropolita, e solo Leone Isaurico obbligò i Siciliani a dipendere dal patriarca d'Oriente, istituendo due metropoli, Siracusa e Catania[313], cui s'aggiunsero poi Taormina, Messina, Palermo. Si mantenne salva dagli errori degli Ariani, dei Pelagiani, dei Nestoriani, tantochè san Leone, mandando al Concilio di Calcedonia Pascasio vescovo di Lilibeo, lo dice fratrem et episcopum meum, de ea provincia quæ videtur esse securiorem; e virum de securiore provincia fecimus navigare[314]. Antichissimi pure vi sono gli Ordini religiosi, alcuno dei quali sussiste fin oggi senza interruzione.

Conquistaronla poi i Saraceni, che qualche moderno vuol dipingerci come tolleranti e autori di gran civiltà, sino a rimproverare i Siciliani perchè respinsero quel giogo e quella fede. Tali sentenze oggi si chiamano liberalismo: ma tutta la storia e le leggende attestano quanto i natii avessero a soffrire in fatto di religione[315]. Il conte Ruggero normanno, che poi liberò l'isola, la chiama habitaculum nequitiæ et infidelitatis[316]; e Urbano II il 1093 scriveva ai vescovi di Siracusa: «La gente saracena entrata in Sicilia, quanti trovò cultori della fede cristiana uccise o dannò all'esiglio od oppresse di miserabile servitù, in guisa che quasi per trecento anni cessò di venerare il suo Dio»[317].

Ecco perchè, come Gaufrido Malaterra racconta[318], all'avvicinarsi del conte Ruggero a Troina, i Cristiani che rimaneano gli corsero incontro con gran giubilo. Così a Palermo quel conte trovò l'arcivescovo cacciato dalla cattedrale e ridotto nella povera chiesa di san Ciriaco[319]. Ciò pruova che Cristiani sopravivevano ancora, comechè oppressi: teneano qualche chiesa, ebbero fin la permissione di recare il viatico agli infermi: e doveano esser non pochi ancora, se fu per loro istigazione, e sulla promessa giurata del loro ajuto che Ruggero sbarcò a Messina, ed ebbe uno di que' facilissimi trionfi, di cui ribocca la storia di Sicilia[320].

Venuti in dominio i Normanni, che per politica venerarono i pontefici, la Sicilia fu tornata al patriarcato romano; moltiplicaronsi chiese e istituzioni, pure furonvi tollerati gli Ebrei e i Saraceni.

Ai tempi di Guglielmo II trovossi una setta detta dei Vendicosi, cui capo un tal Adinolfo di Pontecorvo, e fra' molti seguaci suoi è mentovato il prete Sinnorito. Guglielmo procedette rigoroso contro costoro; Adinolfo fu impiccato, i suoi discepoli bollati con ferro rovente, il prete sospeso dal vescovo d'Aquino, malgrado le preghiere e le lacrime del vescovo e degli abitanti di San Germano. Giovanni Ceccano che ciò racconta[321] non ispecifica gli errori di costoro, bensì che commetteano ogni male, ma di notte e non di giorno; neppur certi siamo se fosse una setta religiosa.



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